martedì 23 agosto 2011

Progetto


Al Amal Stella Rossa Bari è un' Associazione Sportiva che permetta a ragazzi appartenenti alle differenti comunità migranti presenti sul territorio di giocare a calcio, allenarsi, vivere la città e le sue strutture, con la possibilità di partecipare anche al campionato di terza categoria. La finalità del progetto è il coinvolgimento dei migranti, utilizzando lo sport come buona pratica per la socializzazione, l'inclusione sociale e soprattutto come cassa di risonanza utile alla diffusione di informazioni sulle condizioni in cui versano i migranti nella città di Bari e nel nostro paese.

Bari è infatti sede di un Centro Accoglienza Richiedenti Asilo (CARA) e conta nel suo territorio un numero elevatissimo di rifugiati politici (Nigeriani, Somali, Eritrei, ect.), oltre ad un numero ancor più elevato di richiedenti asilo in attesa di riconoscimento. Una volta ottenuto lo status, gli ospiti del Cara sono costretti paradossalmente ad abbandonare la struttura e diventano di fatto dei "senza tetto" costretti ad affollare le strade della città soprattutto nelle ore notturne, utiizzati in lavori in nero e mal pagati di giorno.

A Bari inoltre esiste anche un Centro Identificazione ed Espulsione, vero e proprio lager della contemporaneità. Alle sue porte si radunano settimanalmente giovani dissidenti che protestano contro lo scandalo perpetrato ai danni di persone colpevoli solo di non avere un documento.

Tuttavia Bari non è solo questo. Nel mese di luglio 2009 l’aggressione avvenuta ai danni di Abdi Nasser, membro della comunità somala, da parte di un conducente Amtab, ha dato vita ad una rete di solidarietà composta da numerose associazioni. Nasceva la Rete Antirazzista.

Il 18 ottobre, di ritorno dalla manifestazione nazionale contro il razzismo, un gruppo di 40 rifugiati somali, che vivevano per strada, decisero di affrontare il primo freddo e le prime piogge occupando un hotel dismesso nei pressi della stazione. Il Ferrhotel di Bari è divenuto così luogo simbolo dell’antirazzismo cittadino. Numerosi attivisti infatti hanno sostenuto l’occupazione dei somali attraverso un sostegno politico e sociale che dura tutt’oggi.

Nei mesi a seguire alcuni eritrei, sudanesi e etiopi hanno occupato, sempre spinti dal rigido clima e dalla mancanza di strutture adeguate fornite dalle istituzioni, una scuola abbandonata, l’ex liceo Socrate di Bari. Anche in questo caso la cittadinanza si è mostrata notevolmente sensibile alle vicende dei migranti in questione fornendo coperte, detersivi, generi di prima necessità, ecc.

Intorno alle due occupazioni si sono mobilitate scuole, associazioni laiche e non, singoli cittadini desiderosi di mostrare a questi migranti in difficoltà cosa significa fare accoglienza.

Tuttavia queste vicende hanno evidenziato la necessità di attivare, in città, pratiche di seconda accoglienza, tutt’ora non previste dalle politiche delle istituzioni cittadine. La tendopoli allestita stagionalmente dalla Croce Rossa presso l’Arena della Vittoria non è infatti una soluzione strutturale e soprattutto sufficiente per far fronte all’emergenza abitativa. Emergenza che non è solo delle stagioni invernali, perché il diritto alla casa è qualcosa che va oltre il mero ripararsi dalle piogge e dal freddo, e che non riguarda solo i migranti ma anche molti baresi senza tetto.

Inoltre le tende si trovano spesso in luoghi periferici, il che implica una marginalizzazione culturale oltre che fisica dei migranti stessi, escludendoli di fatto dalle zone nevralgiche e dalla vita attiva della città. Questo comporta un grado di isolamento molto elevato soprattutto per alcune comunità, costrette di conseguenza a consegnarsi nelle mani della malavita organizzata pur di trovare attività redditizie, oltre che una qualsiasi forma di sostegno autoctono.

Viceversa l’esperienza del Ferrhotel ha dimostrato che, collocare una comunità migrante nel centro cittadino, porta ad una vera inclusione e a reali momenti di partecipazione e socializzazione. I ragazzi somali infatti hanno stretto molti rapporti di amicizia non solo con gli attivisti italiani, ma anche con studenti o semplici cittadini. Questo ha permesso loro di integrarsi, non sentirsi stranieri in casa altrui, ma veri e propri baresi che vivono Bari e i suoi momenti ricreativi pubblici insieme al resto della cittadinanza.

Importanti sono anche le presenze di altre comunità maggiormente integrate all’interno della città: dai Cinesi ai Marocchini, ai Mauriziani. La nostra gente mostra quotidianamente segnali di grande solidarietà nei loro confronti, gli episodi di razzismo sono infatti sporadici e insignificanti se paragonati a quelli che accadono nelle città del nord o in altre nazioni europee. Tuttavia si registra una strutturale mancanza di momenti di reale inclusione, spesso i migranti vengono relegati ai margini della vita cittadina da iniziative ludico culturali inaccessibili e dallo scarso valore multietnico. Questo non corrisponde allo stato attuale della nostra società, ormai caratterizzata da un melting pot di culture e diversità che si incrociano quotidianamente.

Pensare a iniziative ludico culturali che non si riferiscano al solito target italiano, ma che tengano anche conto anche dei fattori sopra elencati, rappresenta una reale necessità non solo culturale, ma sociale e civica.

Per questo motivo amiamo lo sport, il calcio, come fattore accomunante, come momento di fratellanza e solidarietà, come pratica del riconoscersi e del condividersi. Per questo motivo il motto di Al Amal Stella Rossa è

CHI AMA IL CALCIO ODIA IL RAZZISMO!

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